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Il Centro della Sopravvivenza

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Il "Centro della sopravvivenza"

A cura del dr. Massimo Blanco

Il nostro cervello è indubbiamente il più avanzato e sofisticato tra quello di tutte le specie animali ed è frutto di una evoluzione iniziata almeno 50.000 generazioni fa.
Nonostante l’evoluzione della razza umana, in esso si sono mantenute quelle caratteristiche deputate alla “sopravvivenza” che permettono di preservare il nostro organismo in una situazione di pericolo o, in molti casi, di complicarci la vita a causa di ansia, stress, fobie ecc… Molte delle nostre funzioni cerebrali, nello specifico quelle deputate alla sopravvivenza, si adattano più ad un mondo preistorico piuttosto che alla civiltà moderna. Ma contribuiscono altresì a garantire la nostra incolumità come vedremo in seguito.
I processi di elaborazione degli stimoli esterni da parte del cervello avvengono attraverso due “vie”: la “VIA ALTA” afferente alla sede LOGICA e la “VIA BASSA” afferente alla sede EMOZIONALE.
La VIA ALTA è la sede del pensiero logico. Essa è razionale, lenta, consapevole, richiede sforzo ed in gergo si definisce “fredda”.
La VIA BASSA è la sede delle emozioni. Essa è assai veloce, irrazionale, non richiede sforzi e si definisce in gergo “calda”.
Il funzionamento della mente, da un punto di vista metaforico, può essere paragonato a quello di un computer che, a seguito di un impulso (input) proveniente dall’esterno, elabora e restituisce una risposta (output).
La maggior parte delle transazioni a livello mentale, nell’uomo, avviene in “ingresso” per mezzo del senso della vista (nelle popolazioni occidentali la vista opera fino al 90% nel processo di acquisizione della realtà). Usando come esempio la “vista” quale senso di ingresso della percezione della realtà, si può sintetizzare quanto segue:

1) per mezzo della retina che recepisce gli impulsi elettromagnetici (una immagine), l’occhio invia, attraverso il nervo ottico, un segnale al talamo (struttura del sistema nervoso);

2) una volta ricevuto il segnale, il talamo “traduce” lo stesso nel “linguaggio”
del cervello e lo invia alla corteccia visiva;

3) la corteccia visiva “seleziona” il segnale e lo trasmette alla sede più opportuna: quella logica
oppure quella emotiva. In pratica, la corteccia visiva assume il compito di indirizzare nella sede corretta il messaggio ricevuto;

4) terminata la predetta operazione, il cervello inizia effettivamente il suo processo di elaborazione nella sede dove è stata inviata l’informazione (logica o emotiva) e fornirà una risposta (output).




Nell’ambito dei processi mentali legati alla “VIA BASSA”, cioè la nostra parte emotiva, assume particolare significato un complesso centro neurale situato sul tronco cerebrale chiamato “amigdala” (il termine deriva dalla forma a “mandorla”).
In pratica, l’amigdala è il CENTRO DELLA SOPRAVVIVENZA che ha permesso all’uomo di non estinguersi.
Quando subiamo una reazione rabbiosa da parte di un altro soggetto, siamo vittime di uno spavento o colti dalla paura, l’amigdala innesca un processo di ipervigilanza che ci prepara alla lotta o alla fuga.
L’amigdala è una sorta di “sentinella di innesco” deputata a fornire risposte immediate ancor prima che il cervello inizi il suo processo di elaborazione dei dati inviatigli dal talamo. L’amigdala è velocissima: agisce anche in una frazione di secondo. Essa “legge” altresì l’aspetto emotivo delle cose che percepiamo: il tono di voce, un lampo di rabbia negli occhi ecc… Anche se chi ci sta di fronte cerca di non manifestarci il suo stato emotivo, a livello inconscio la nostra amigdala riesce a percepirlo ugualmente.



In relazione alla “memoria”, il nostro cervello immagazzina le informazioni nell’ippocampo, che è la sede della cosiddetta “memoria a lungo termine” cioè quella che ci fa ricordare gli eventi del nostro vissuto.
L’ippocampo è una sorta di “registratore di fatti”, nel senso che possiamo attingere da esso gli eventi “nudi e crudi”. Mentre nell’amigdala, secondo recenti scoperte, vengono immagazzinati quelli che possiamo definire i “sapori emozionali”. Per semplificare, se l’ippocampo ci fa ricordare chi è nostra moglie, l’amigdala ci permette di sapere se ne siamo ancora innamorati.






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